Credo che l’arte abbia fallito o che stia fallendo il suo scopo.
Credo che l’arte sia impotente e finalizzata a se stessa se non riesce a cambiare il mondo.
O meglio, gli uomini.
Sono incazzato con me stesso, con gli artisti, con l’arte e i suoi sistemi se non riesce a cambiare la testa delle persone che decidono di far uccidere altre persone.
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L’arte perde il suo dna, la sua ragione di esistere se non riesce a creare bellezza quotidiana e donarla a chi comanda una decisione di morte.
Se noi che decidiamo di esprimerci tramite un gesto chiamato artistico non riusciamo a imporre quel peso interiore che possa portare a riflettere prima di agire contro il prossimo e a fermarsi prima di usare un’arma siamo impotenza pura, inutilità e oblio.
Se continua a morire la gente vuol dire che in un certo senso continua a morire l’arte, tutto il senso dell’arte o il suo intento sociale, politico, ispirativo e immaginario.
Noi portiamo tempo, traghettiamo sentimenti alle nuove generazioni e abbiamo l’obbligo di rendere questo luogo che ci ospita abitabile, sereno, pulito, dignitosamente rispettoso di tutti e di tutte le diversità esistenti.
E allora se esiste un’arte come esiste un credo combattiamo, dipingiamo, creiamo per aiutarci ad essere un esempio per chi, più di noi, deciderà ancora una volta la vigliaccheria di un gesto omicida continuando a mettere persone contro persone.
Oggi portiamo tutti lacrime, ferite e tempo nei nostri petti.